Giardino botanico alpino “Esperia”

Sull’Appennino modenese, nei pressi di Passo del Lupo e del Lago della Ninfa, ai piedi del monte Cimone, nel Parco del  Frignano, a 1500 metri di quota, è ubicato il Giardino Esperia.
Realizzato dai Soci del Club Alpino Italiano della Sezione di Modena su territorio del Comune di Sestola, è collocato in una interessante faggeta,  con estensione di circa due ettari, attraversata da sentieri e piccoli corsi d’acqua, dove oltre a splendidi esemplari di faggio “Fagus sylvatica” si  possono osservare altri esemplari di diverse specie arboree.
Percorrendone i sentieri, il giardino consente di ammirare la flora appenninica  nell’ambito dei diversi habitat  naturali: dalla flora palustre e degli ambienti umidi, alle specie tipiche dei pascoli, a quelle delle rupi e degli sfasciumi, dove quella autoctona ha un ruolo di autentica protagonista. Vi sono inoltre le roccere con le piante montane introdotte provenienti da diverse catene montuose  ed habitat differenti.
Il Giardino Esperia è una struttura museale all’aperto, da visitare, ricca di profumi e colori dedicata a tutti coloro che sono disposti a lasciarsi incantare dai “messaggi silenziosi” della Natura.

Perché un Giardino Botanico “Alpino”?

Nel 1955 l’illustre botanico Prof. Valerio Giacomini, auspicando la creazione di giardini alpini nel nostro Paese, scriveva così: «… a onore ed elevazione della nostra cultura, che siano centri di diffusione di una maggiore sensibilità per tutto ciò che vi è di bello nella Natura, e specialmente nella Natura alpina». All’Esperia negli anni Ottanta vennero realizzate, con massi dolomitici, le aiuole e le roccere (nella parte antistante il rifugio) nelle quali vennero introdotte, accanto alle specie tipicamente appenniniche, molte piante alpine, ma anche provenienti da catene montuose extra europee. Dal 1987 il Giardino è associato all’AIGBA (Associazione Internazionale Giardini Botanici Alpini).

Perché “Esperia”

Nella mitologia, l’Esperia era un giardino meraviglioso (una sorte di “giardino degli dei”), ai confini del Mondo occidentale, dove cresceva un albero di mele d’oro che donavano immortalità (regalo di nozze della Madre Terra ad Era) curato dalle ninfe Espèridi, figlie di Atlante e difeso da un feroce drago dalle cento teste (ucciso poi da Ercole nella undicesima fatica). Esperia era anche l’antico termine con cui veniva indicata l’Italia. Il simbolo del Giardino è il giglio martagone (Lilium martagon), una delle specie più belle e vistose delle radure boschive delle montagne italiane (protetta dalla LR 2 del 24/1/77).

 

Il Giardino Esperia si trova sull’Appennino modenese in località Passo del Lupo.
In auto: raggiungibile con la strada che da Sestola, in Provincia di Modena, passa per Pian del Falco e proseguendo oltre, per quattro chilometri si arriva ad un vasto parcheggio sul lato destro della strada, dove un breve sentiero di c.a. 200 mt. vi porterà al Giardino Esperia.
Per chi ama camminare: percorrendo i sentieri CAI da Sestola: sentiero CAI 451 - da Fanano: sentiero CAI 443 - da Roncoscaglia: sentiero CAI 457 - da Montecreto: sentiero CAI 459 o 461 - da Le Polle: sentiero CAI 475.

Aperto solo in estate: da metà giugno a metà settembre, tutti i giorni escluso il lunedì
Orario: dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,00 alle 18,00
Le visite guidate su prenotazione per i gruppi organizzati saranno effettuate esclusivamente dal personale del Giardino e non potranno essere condotte da guide “esterne”

Ingesso: offerta libera
Per info: periodo di apertura tel. 340 4190785
Club Alpino Italiano sez. di Modena - tel. 059 826914
www.cai.mo.it - e-mail modena@cai.it

 

Questa è  la mappa del Giardino: qui potete osservare i percorsi e la collocazione dei vari ambienti. Su prenotazione si possono fare visite guidate per i gruppi organizzati che saranno effettuate esclusivamente dal personale del Giardino e non potranno essere condotte da guide “esterne.

Passeggiando nei sentieri della faggeta avrete la possibilità  di  imparare a riconoscere le piante con l'aiuto dei cartellini scoprendo cos'è, se si tratta di specie protette, velenose, alimentari o medicinali.

Sopra da sinistra, Hemerocallis  lilio -asphodelus, il Laghetto  con i tritoni e Cypripendium calceolus

Sopra da sinistra, Leontopodium alpinm, Lillium carniolicum, Paeonia  officinalis  e Primula spectabilis

Arrivati al laghetto si possono scorgere i tritoni, che nuotano tra le piante acquatiche , mentre al di sopra della torbiera, nell'area umida montana si possono individuare le piantine carnivore che catturano piccoli insetti, invischiandoli sulle loro foglie. Tra le aiuole invece si possono trovare stelle alpine, gigli e agli, e poi orchidee e primule piuttosto insolite, o splendide centauree, ma anche le sassifraghe, i lupini e profumati  garofanini.

Sopra da sinistra, Aiuole e Roccere e il percorso dei sensi

Nell'area delle aiuole ci sono specie provenienti da diversi Continenti, ma anche molte specie di uso officinale come l'Arcangelica e la Valeriana e piante medicinali che sono  anche velenose, come l'Acconito, la Belladonna e la Digitale.

C'è anche il percorso dei sensi con piante da toccare e da annusare.
Si possono mettere a confronto le piante per area di provenienza, o per ambiente, o per Famiglie e Generi.
Per  esempio, ci sono diverse specie di Daphne: tutte specie protette, che hanno una strategia in comune....

Sopra da sinistra, Daphne merereum, Daphne cneorum e Daphne oleoides

Che cosa facciamo

Un Giardino Botanico secondo la BGCI (Botanic Gardens Conservation International) è un’istituzione aperta la pubblico che mantiene una collezione ben documentata di piante vive per promuovere:
• la ricerca scientifica
• la conservazione della biodiversità vegetale
• l’educazione alla sostenibilità, la didattica e la divulgazione scientifica

Ricerca scientifica

Dal 2020 è attiva una convezione con l’Orto Botanico UNIMORE grazie alla quale sono stati avviati progetti di studio e ricerca della flora d’altitudine con particolare riguardo a quella pertinente al contesto floristico/vegetazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e del Monte Cimone. Si è inoltre proceduto alla revisione dei taxa presenti e della relativa nomenclatura. Infine il Giardino accoglie studenti universitari per lo svolgimento di tirocini e tesi di Laurea.

Conoscere per tutelare:
educazione alla sostenibilità, didattica e divulgazione

Nel “Piano d’Azione per i Giardini Botanici nell’Unione Europea” (“Action Plan for Botanic Gardens in the European Union“) viene sottolineata l’importanza di queste tematiche, per contribuire alla diffusione di una nuova cultura ambientale, più attenta e rispettosa degli equilibri indispensabili alla vita e di ogni forma di vita. L’Esperia promuove l’educazione alla sostenibilità e il turismo naturalistico attraverso percorsi didattici, visite guidate ed eventi di divulgazione scientifica.

Conservazione

A causa delle attività antropiche e dei cambiamenti climatici che ne sono derivati, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una drastica riduzione di molti ecosistemi naturali, con conseguente riduzione della biodiversità (e della variabilità genetica). In questo scenario, anche grazie alla collaborazione avviata con il CNR, il Giardino svolge l’importante missione di conservazione delle specie rare e/o a rischio di estinzione (conservazione ex-situ): l’Esperia ospita infatti alcune specie di grande interesse conservazionistico quali il geranio argenteo (Geranium argenteum), l’era unta comune (Pinguicula vulgaris), la primula orecchia d’orso (Primula auricula), la genziana maggiore (Gentiana lutea), l’astro alpino (Aster alpinus) oltre a numerose specie di orchidee.

La storia

La progettazione del Giardino risale agli anni Trenta ed ebbe come promotore il Comitato Scientifico della Sezione CAI di Modena e il Prof. Emilio Chiovenda, già Direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Modena. Nacque ufficialmente nel 1952, come Centro Erboristico Sperimentale per la «valorizzazione dei terreni montani e collinari, oggi incolti o scarsamente produttivi, ottenibile con la rigenerazione ed il miglioramento dei pascoli ed anche con la coltura delle piante officinali e di quelle aromatiche da distillazione, là dove esse si rivelino economicamente utili». Il Centro rimase in attività fino agli anni Sessanta, seguiti da una fase di declino, fino al punto di venir quasi dimenticato. Negli anni Ottanta il CAI di Modena fu l’artefice della “rinascita” del Giardino e trasformò quello che fino ad allora era sempre stato un semplice “orto di erbe” in un bellissimo “giardino fiorito”.
Siamo associati all’ A.I.G.B.A., Associazione Internazionale Giardini Botanici Alpini, che ci consente un confronto e uno scambio di esperienze con altre simili realtà. Inoltre siamo parte del Sistema Museale della Provincia di Modena.
L’importanza che il Giardino ha assunto fino ad ora nel territorio, riguardo alla conoscenza ed alla salvaguardia della flora dell’ambiente montano e alla sensibilizzazione dei turisti nei confronti delle specie vegetali protette e comuni, è dovuta soprattutto al lavoro svolto volontariamente dai soci CAI, di Modena e di Sestola, che hanno rinnovato in tutti questi anni il loro impegno, tramandandosi il testimone in un’ideale staffetta.

Uno scrigno di biodiversità

Il Giardino si estende su un’area di circa due ettari a 1500 m di quota, all’interno di una bellissima faggeta, caratterizzata da un ricco sottobosco e dove, oltre al faggio, si possono osservare esemplari di specie arboree ed arbustive sia dell’Appennino Settentrionale che introdotte. Ospita inoltre numerose specie erbacee, da quelle palustri e degli ambienti umidi, a quelle dei pascoli e delle radure, fino alle specie delle rupi e delle falde detritiche.

Sempervivum  arachnoideum

 Anemone narcissiflora